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ORGANIZATION:

Associazione culturale Livorno delle Nazioni, Archivio di Stato di Livorno, Comune di Livorno, CIRCIT (Centro Interuniversitario di Ricerca della Storia delle Città Toscane).

CHAIRS, SPEAKERS & MODERATORS:

Chairs:
Franco ANGIOLINI (Università di Pisa)
Aurora SAVELLI (CIRCIT-Università di Firenze)
Anthony MOLHO (Istituto Universitario Europeo-Fiesole)
Roberto BIZZOCCHI (Università di Pisa)
Algerina NERI (Università di Pisa)

Moderators:
Giovanni LEVI (Università Ca’ Foscari-Venezia)
Marcello VERGA (CIRCIT-Università di Firenze)

Speakers:
Corey TAZZARA (Scripps College, Claremont) – LdN Member
Guillaume CALAFAT (École Française de Rome) – LdN Member
Danilo PEDEMONTE (Università di Genova)
Bernard COOPERMAN (University of Maryland)
Lisa LILLIE (Washington University in St. Louis) – LdN Member
Magnus RESSEL (Ruhr-Universitaet Bochum)
Francesca TRIVELLATO (Yale University) – LdN Member
Brett J. AUERBACH-LYNN (University of California, Berkeley)
Stefano VILLANI (University of Maryland) – LdN Member
Cesare SANTUS (Scuola Normale Superiore-Pisa)
Chiara LA ROCCA (Università di Pisa)
Andrea ADDOBBATI (Università di Pisa) – LdN Member
Marcella AGLIETTI (Università di Pisa)
Samuel FETTAH (Aix-Marseille Université)
Francisco J. ZAMORA RODRIGUEZ (Universidade Nova de Lisboa)
Alice SOBRERO (Università di Pisa)
Mathieu GRENET (Université Paris I Panthéon-Sorbonne) – LdN Member
Jesper MEIJLING (KTH – Stockholm)

ABSTRACTS:

First Session: Porto franco e relazioni internazionali

Corey Tazzara (Scripps College, Claremont)
La gestione della Dogana nel primo Seicento
La relazione analizza la dogana di Livorno durante il primo Seicento. Si considera il suo sviluppo istituzionale, il coinvolgimento degli ufficiali coi mercanti della città, e le regole per controllare e tassare il commercio nel porto franco. Poi si paragonano le norme di Livorno con quelle dei concorrenti principali, Genova e Venezia. Per concludere si esamina come le pratiche doganali apriranno la via alla famosa Riforma del 1676.
Guillaume Calafat (Ècole Française de Rome)
Livorno e la Camera di Commercio di Marsiglia nel Seicento
Se i rapporti commerciali tra Marsiglia e Livorno sono ben documentati per il Settecento, questa storia rimane in gran parte sconosciuta per quanto riguarda il secolo precedente. Questo contributo propone di studiare i rapporti economici e politici tra le due città portuali, spesso definite aree franche. A partire dagli archivi consolari, alcune memorie e la corrispondenza colla Camera di Commercio di Marsiglia riportano alla luce la rivalità, ma anche le forme di complementarietà economiche tra Marsiglia e Livorno nel Seicento. L’obiettivo è anche delineare il profilo sociale della nazione francese presente nella città labronica.
Danilo Pedemonte (Università di Genova)
“Operando in pregiudizio della Piazza di Livorno”: l’intreccio tra pubblica salute e privati interessi economici nella risposta degli Stati italiani alla pace toscana con i barbareschi (1748)
Nel XVIII secolo, a gestire lo scambio con Oriente e Nordafrica sono bastimenti battenti bandiere privilegiate. Grazie ai trattati stipulati con i barbareschi il vessillo inglese e quello francese godono di una navigazione tranquilla monopolizzando il traffico. Nel 1748 la pace siglata dal Granducato di Toscana con le reggenze barbaresche turba gli equilibri economici tirrenici. Gli altri  stati italiani sono in stato di allarme e, in risposta ai trattati di pace granducali, utilizzano lo strumento sanitario per colpire Livorno. La manovra favorisce le linee commerciali dirette a Genova. Si evidenzia, così, la capacità della politica sanitaria di incidere sul commercio.

Bernard D. Cooperman (University of Maryland)
Cosmopolitismo ebraico e provincialismo: l’inserimento di una presenza ebraica nelle strutture locali di Livorno
Gli insediamenti ebraici che si formarono sulla base della Livornina sono descritti normalmente come colonie commerciali sul modello del fondaco medioevale o come comunità religiose autonome. In tutti e due i casi sono insediamenti separati dai sistemi urbani in cui si erano inseriti. Nei fatti, le realtà esistenti definirono e modellarono le comunità ebraiche che si formarono sia a Pisa sia a Livorno.
Lisa Lillie (Washington University in St. Louis)
Commercio e comunità: Livorno nell’immaginario inglese in Età Moderna
Questo contributo esplora la comunità mercantile anglo-livornese, e come l’istituzione del porto franco e il modello commerciale di Livorno ha influito, attraverso la stampa inglese, sullo sviluppo delle teorie economiche in Inghilterra in età moderna. Usando fonti quali “Early English Books Online”, “Eighteenth-Century Collections Online” e la “Burney Collection of 17th-18th Century Newspapers”, questa ricerca vuole dimostrare che Livorno e la sua Nazione Inglese rappresentarono un modello alternativo di potenza commerciale, e che furono estremamente influenti nello sviluppo dell’impero e del mercantilismo inglese tra il Settecento e Ottocento.
Magnus Ressel (Ruhr-Universität Bochum)
Venezia, Livorno e la Germania nel Settecento. Una comparazione tra le comunità mercantili tedesche in Italia
A Livorno e a Venezia (non a Milano) i tedeschi furono ufficialmente organizzati nella forma di una ‘nazione’, benché a Livorno la nazione fu per lungo tempo (in realtà solo fino al 1750 ca.) condivisa con gli Olandesi. Le due città sono rimaste ancora nel Settecento baricentri economici della loro costa alle due ali d’Italia. È fenomeno sottovalutato che anche i circuiti commerciali tedeschi in contatto con l’Italia furono divisi in maniera corrispondente. Mentre i tedeschi della Germania del sud (principalmente di Augusta) si concentravano su Venezia, i tedeschi del nord (principalmente di Amburgo) ebbero un commercio assai denso con Livorno. Tutti i mercanti tedeschi usavano le due città come snodi per penetrare ed integrarsi nel commercio mediterraneo. Presenterò fonti tedesche e italiane che mostrano come funzionava il sistema di commercio e quale ruolo giocavano le due nazione tedesche, centri nodali di due reti diverse di mercanti di una Germania divisa economicamente come l’Italia nel Settecento. In questo senso la forma di una nazione privilegiata aveva un gran senso per entrambe le città e facilitava in maniera importante il contatto mercantile tra il mondo Mediterraneo e il Nord-Europeo.

Second Session: L’individuo e la comunità: le condizioni della tolleranza

Francesca Trivellato (Yale University)
Livorno, commercio e i limiti del cosmopolitismo
Livorno è spesso – e giustamente – citata come esempio di città cosmopolita nell’Europa della Controriforma. Ma che cosa voleva dire cosmopolitismo all’epoca? Questo intervento vuole offrire una definizione – parziale ma operativa – del termine che aiuti a ripensare il nesso tra commercio e tolleranza religiosa. A partire da ricerche gia’ compiute e prendendo spunto da altre tuttora in corso, si vuole dimostrare che un’attenta ricostruzione dei rapporti creditizi tra mercanti di diverse “nazioni,” e in particolare tra ebrei e non-ebrei, consente di comprendere le dimensioni non solo economiche, ma anche culturali del cosmopolitismo in epoca moderna.

Brett J. Auerbach-Lynn (University of California, Berkeley)
Disciplinare l’Inquisizione. Il governo mediceo e il tribunale della fede nella Livorno del primo Seicento
La storiografia ha spesso sottovalutato la reticenza con cui i governi pontifici e l’Inquisizione Romana in particolare hanno fin da subito accolto i privilegi di libertà religiosa e immunità da precedenti delitti contro la fede contenuti nelle celebri ‘Livornine.’ Di fatto, il governo mediceo ha dovuto ingaggiare una battaglia costante, e non sempre vincente, per garantire ai residenti e ai visitatori della sua sempre più importante città-porto quelle prerogative e libertà che avevano un ruolo chiave nella sua crescita. Mostrerò che, dato l’intransigenza romana, i granduchi e i loro ministri dovettero agire direttamente con e contro gli inquisitori locali nel tentativo di mantenere un fragile equilibrio fra gli interessi socio-economici dello stato toscano e la necessità di evitare rotture diplomatiche con la corte papale.

Stefano Villani (University of Maryland )
Dissenso involontario: comportamenti eterodossi e identità religiosa tra i convertiti britannici di Livorno nella prima età moderna
Livorno, una delle città più cosmopolite del Mediterraneo della prima età moderna, è stata lo scenario di molteplici conversioni al cattolicesimo. Spesso la scelta di convertirsi rappresentava, più che un travaglio religioso, la scelta di vivere per sempre in Italia ed era motivata dal desiderio di integrazione. Nel caso degli inglesi pertanto non sorprende che a convertirsi non siano i ricchi mercanti della British Factory, ma le persone delle classi inferiori che ruotavano attorno ad essa. Sulla base di uno studio sistematico delle abiure di conversione e di alcuni processi del Sant’Uffizio di Livorno in questa relazione si vuol prendere in esame l’atteggiamento di dissenso non-intenzionale di questi neoconvertiti che si manifestava spesso in atteggiamenti eterodossi, come ad esempio mangiare carne nei giorni proibiti.

Cesare Santus (Scuola Normale Superiore, Pisa)
Crimini, violenza e corruzione nel Bagno di Livorno
Nella rappresentazione della società livornese di età moderna ci si è spesso serviti del mito di una città tollerante e cosmopolita, dove le relazioni tra individui di religione e cultura diversa sarebbero sempre state all’insegna del rispetto e della collaborazione, soprattutto per ragioni di carattere commerciale. Così facendo si rischia tuttavia di dimenticare che, a fianco della sua natura di porto mercantile, Livorno era anche la sede di una enorme prigione di schiavi. La vita all’interno del Bagno era dominata da logiche di violenza e corruzione che oltrepassavano sì le barriere culturali ed etniche tra schiavi musulmani, forzati cristiani e ministri granducali, ma in modi piuttosto diversi da quelli della città. Sulla base di documentazione archivistica inedita si cercherà di portare nuova luce su questo aspetto poco conosciuto della storia livornese.

Andrea Addobbati e Chiara La Rocca (Università di Pisa)
Un anno col cancelliere del Tribunale: violenza privata a Livorno a fine Settecento
Il merito più celebrato del granduca Pietro Leopoldo è, come si sa, l’abolizione della pena di morte e della tortura. Prima di dare attuazione alle raccomandazioni umanitarie del Beccaria, il granduca reputò tuttavia più prudente rafforzare gli apparati di controllo. La riforma delle leggi penali e la «dolcezza delle pene» furono precedute da un’importante riforma della polizia.
Nella convinzione che fosse meglio prevenire i reati, piuttosto che intervenire col boia quando il danno era fatto, i poteri della polizia furono ampliati e fu potenziata la procedura sommaria che permetteva di intervenire contro gli individui molesti. Le esigenze di prevenzione motivarono quindi un controllo capillare dei sudditi e, se necessario, l’emanazione di ammonizioni, precetti, “castighi economici”. Dell’attività svolta dalla polizia livornese nel 1785 ci sono rimasti un paio di quaderni che documentano gli interventi messi in campo per disciplinare la società; sono centinaia di casi di violenza privata, che hanno di solito per vittime predestinate le donne e gli ebrei. È possibile da qui approfondire meglio il ruolo dell’istituzione, analizzare delitti e relativi castighi, documentare casi e singole storie. Queste pagine ci offrono altresì una Livorno nuova e inedita: un anno al commissariato ci restituisce l’immagine di una città disperata e intollerante, femminicida e antisemita, molto lontana, quindi, da quello stereotipo edulcorato della città cosmopolita e aperta che è entrato a far parte dei luoghi comuni.

Marcella Aglietti (Università di Pisa)
“Progetto per spurgare lo Stato dei soggetti viziosi ed incorreggibili”: amministrare la criminalità nella Livorno del Regno d’Etruria
Grazie a un documento inedito del 1803 redatto dall’allora governatore per il Regno d’Etruria de Lavillette e dal cancelliere criminale Pietro Fabroni, è possibile ricostruire un quadro esaustivo dei criminali all’epoca presenti a Livorno, seppur provenienti da tutta la Toscana, e classificati in tre categorie di diversa pericolosità, con brevi note personali e alcune osservazioni aggiuntive. Ne emergeva un crudo ma efficace ritratto dei gruppi sociali più emarginati e problematici della realtà livornese, consentendo inoltre di verificare empiricamente le vie di intervento della giustizia e le misure adottate dagli amministratori locali quali efficaci deterrenti per ridurre la criminalità.

Samuel Fettah (Aix-Marseille Université)
Contrabbando e tensioni sociali a Livorno tra Settecento e Ottocento
Il contrabbando fu a Livorno un fenomeno di rilievo durante il primo e il secondo periodo lorenese, come durante gli Anni Francesi. Oltre questo aspetto, il contributo ricollega l’importanza della pratica del contrabbando al suo ruolo negli equilibri della società e dell’economia livornesi del tempo. Il contrabbando si inserisce pure nelle tensioni e nelle contraddizioni della politica dello stato a Livorno e nelle difficoltà per le elite locali di stabilire la loro egemonia sulla città labronica e, sopratutto, sulle classi popolari, nelle quali il contrabbando era largamente diffuso.

Third Session: Consoli e nazioni straniere: governare le differenze

Francisco J. Zamora Rodríguez (Universidade Nova de Lisboa)
Stessa famiglia, diversi governi: il Portogallo e la Monarchia spagnola a Livorno attraverso i suoi agenti consolari
Questo contributo analizza il posizionamento del Portogallo e della Monarchia spagnola nel porto di Livorno attraverso i loro consoli nella seconda metà del XVII secolo. Dopo la creazione della Companhia Geral do Comércio do Brasil nel 1649, il governo portoghese stabilì un agente a Livorno con lo scopo di proteggere gli interessi della Companhia in Italia. Da quel momento in poi la rappresentanza portoghese insieme ai suoi interessi politici restarono separati da quelli della Monarchia spagnola. Tuttavia, a livello familiare e commerciale rimassero attivi e forti i legami tra Monarchia spagnola e Portogallo attraverso due rami di una stessa famiglia: i De Silva e i De Silva Enriques.

Alice Sobrero (Università di Pisa)
Il Console De Silva e il mercante Scotto: “un importantissimo affare” da un milione di pezze
Scotto è un self-made man nel porto franco di Livorno. Un pubblico negoziante che “ai bordi delle istituzioni” riuscì a collocare le sue iniziative mercantili nei conflitti internazionali della sua epoca. Con le guerre napoleoniche Domenico Scotto incarnò per breve tempo il ruolo di assentista della Corona spagnola. La ricchezza che ne derivò sembra generarsi dall’intraprendenza di questo mercante che ben presto strinse relazioni con membri di spicco delle istituzioni locali e straniere: i legami politici furono determinanti nel garantirgli un canale preferenziale per i traffici e uno scudo fatto di protezione e privilegi.

Mathieu Grenet (Université Paris I Panthéon-Sorbonne)
Al servizio del Gran Signore? Niccolò Petrococchino e Angelo Cazzaiti, consoli ottomani a Livorno, c. 1807/1810-1824
Durante la quarta occupazione francese di Livorno (1806-1814) appare nel porto toscano una carica di console ottomano, affidata prima al negoziante epiroto Niccolò Petrococchino, e dal 1817 al mercante ionio Angelo Cazzaiti. Questo episodio è da ricollocare nel contesto più vasto di trasformazione della politica estera dell’Impero ottomano sotto il regno di Selim III (1789-1807), ma anche in un contesto politico molto travagliato (guerra d’indipendenza greca dal 1821). In questo intervento, intendo analizzare il ruolo giocato da questi consoli nel rappresentare sia il potere ottomano, che gli interessi dei mercanti greci sudditi ottomani a Livorno, portando particolare attenzione ai numerosi conflitti intracomunitari provocati da questa ambivalente missione.

Jesper Meijling (KTH Royal Institute of Technology, Stockholm)
Livorno e la teoria del mercato
Sulla base delle ricerche effettuate e in corso sulla Livorno di età moderna e l’influenza che il concetto di porto franco ebbe in Europa, con particolare riguardo alle politiche svedesi e al porto franco di Marstrand grazie alla mediazione di Liljencrants, l’autore metterà in evidenza il rapporto tra tale modello e un approccio teorico del concetto di mercato. L’analisi si muove nell’ambito degli studi economici e di mercato, della «architectural theory» e dai fondamentali lavori di Hillier, Polanyi, Marcus, Jacobs, Hägerstrand, Latour and Callon.

SPONSORED BY:

Archivio Carlo Morelli (Livorno), Fratelli Neri S.p.A. (Livorno), Autorità Portuale Livorno, Amici dei Musei e dei Monumenti Livornesi, Associazione Guide Turistiche Labroniche, Tiziano Scali (livornoinbattello.it).

WITH THE SUPPORT OF:

Regione Toscana, Provincia di Livorno, Istituto Storico Italiano (Roma), Lions Club Livorno Porto Mediceo, Università di Pisa, SISEM (Società Italiana per la Storia dell’Età Moderna).

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